Pompeo Massaro
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martedì 26 maggio 2015
lunedì 25 maggio 2015
domenica 12 aprile 2015
L' inizio del mio fare arte.
L’inizio del mio fare arte,
nel 2000, un po’ per caso un po’ per colpa
del destino, ero stato espulso dagli Stati Uniti, Denver, dove lavoravo come
restauratore, presso una casa d’aste di mobili antichi. Ero in attesa di un
permesso di lavoro che però non arrivava, quindi ero costretto ha fare numerosi
viaggi andata e ritorno, finché fui fermato dagli agenti della dogana, per i
numerosi timbri sul passaporto, e scoprirono subito che io lavoravo senza
permesso, così fui arrestato dall’ufficio immigrazione, e il giorno dopo nel
pomeriggio mi accompagnarono all’aeroporto e mi misero sul volo per Londra, da
dove ero arrivato.
Speravo
di ritornarvi e, nell’attesa mi misi a fare sperimentazione d’arte con colori
acrilici su legno realizzando molti lavori, poi dispersi tra i numerosi amici.
In quel periodo la sete di nuove conoscenze e materiali che non avevo mai
lavorato destava la mia curiosità, a partire, dalla creta con la quale passavo
notti insonni, per cercare il mio stile e tirare fuori tutto quello che avevo
dentro di me, soprattutto farne la sua conoscenza. Era soprattutto al ritorno
dalle notti di baldorie, al mattino, che la creta nelle mie mani si realizzava,
dando le sue forme in sintonia con i miei stati d’ animo. Oggi considero la
creta, un valido alleato, per la realizzazione di modellini in scala per opere
da realizzarsi, in varie altre materie, pietra, marmo, fusioni.
Un
giorno, passando in macchina in una stradina lungo il fiume Pescia, a
Pescia, in un mucchio di calcinacci,
vidi un occhio sulla superficie liscia di una pietra, fu amore all’ istante non
ci pensai un secondo, retromarcia, e un attimo dopo la mia R4 aveva il paraurti
a terra. Il tempo di arrivare a casa e già sapevo quello che dovevo fare.
Scaricai la pesante pietra, dalla felicità non ne sentii il suo peso. Dovevo
trovare gli attrezzi pensai, per lavorarla subito, trovai degli scalpelli da
muratore ed iniziai a scolpirla, la fatica era immane gli scalpelli dopo
qualche colpo non tagliavano più, nella pietra già vedevo tutto quello che
dovevo fare, era come se mi dicesse dove la dovevo colpire, a secondo di come
la colpivo vedevo delle linee che si illuminavano come di una luce propria, e
dopo qualche secondo non vedevo più, pensavo di avere le ”traveggole” ma con
l’andare dei giorni la cosa si ripeteva, io mi innamoravo sempre più del lavoro che stava nascendo.
Non avevo mai preso in mano una pietra o lavorata. Da qui è nata la mia
passione e amore per tutte le pietre e marmi. L’opera che ne è venuta fuori è,
Un Attimo di Sospensione, ( L’Amore attraverso gli occhi, il naso, la bocca).
Non sapevo nulla di frattali e tanto meno cosa fossero. Una domenica mentre partecipavo
al mercatino di Pietrasanta, parlando con un signore delle mie piccole sculture
che avevo sul banco per la vendita, si entrò nell’argomento, tecnica usata per
la realizzazione, mi chiese come io usassi le linee frattali, li per li non
sapevo cosa dire, dissi, semplicemente che le vedevo, e le seguivo durante la
lavorazione. Il signore disse di essere architetto, mi fece molti complimenti
per i miei lavori.
Da
li in poi e cominciata la mia ricerca di informazioni sulle linee frattali, e
sull’ autore della parola che è, Mandelbrot, di lui c’è una gamma infinita di
informazioni su internet, su cosa sono i frattali da lui ideati.
Voglio
invece parlare dei miei frattali, pare che molti si siano adoperati per
renderli visibili all’occhio umano, ma tutti si sono arresi per la loro
complessità, data dal loro ritornare su se stessi in rotazioni spirali, che io
, da ricercatore dilettante, preferisco chiamare, roteazioni ellittiche, come la terra gira intorno al
sole. Nelle mie ricerche non ho trovato nessun materiale riconducibile a lavori
fatti dall’uomo sulla pietra, o marmo,
ci sono molti lavori di ispirazione frattale, a partire dai grandi maestri di
epoca Romana e Greca, e i nostri grandi artisti illustri, vedi Michelangelo, che merita un capitolo a parte,
che riprenderemo. Nel mio viaggiare in passato per chiese e musei vari, avevo
notato in alcune sculture dei segni che
pensavo fossero dovute alla non rifinitura delle opere, oggi so per certo che
sono geometrie frattali. Come credo anche, che lo stesso Michelangelo le abbia
usate per far girare, il Mosè
I
miei ultimi anni di duro lavoro, a volte senza ottenere dei risultati che
fossero visibili a chiunque guardasse, ( gli amici mi dicevano, si sono cose
belle, ma non vedevano tutto quello che ci vedevo io, lo sgomento era sempre li
in agguato, certo il morale scendeva in cantina, ma la mia caparbietà fra alti
e bassi, mi a fatto andare avanti. Mi sono dovuto arrangiare in mille modi
diversi per mangiare, e sopravvivere non potevo permettermi nulla di più, la
passione e la consapevolezza che stavo facendo quello che amo di più al mondo,
mi ha sempre fatto andare avanti.) Sono stati anni dedicati al lavoro di
ricerca e comprensione su come girano le linee nelle pietre cosi come sono realmente
le sue geometrie.
Adesso,
so e le vedo ovunque mi giro in torno a me un, frutto, un albero, un fiore, il
mare, il cielo, le nuvole, i monti.
Quando guardiamo i monti sappiamo cosa vediamo? Loro sono la forma
solida sulla terra, ecco in ogni frammento di pietra, loro sono presenti
all’infinito, con le stesse identiche rotazioni che si espandono e si
comprimono, formando cosi una contrapposizione di forze che spingono l’una
contro l’altra, sempre nello stesso identico modo. Non c’è nessuna differenza di
materia, è identica nelle pietre, e marmi, cambiano soltanto la compressione
dovuta dallo spessore dei sedimenti. Ci
tengo a precisare che gli strati di sedimentazioni non sono coinvolti con le
linee frattali, che hanno la loro rotazione a prescindere. La rotazione è
sempre da destra verso sinistra e viceversa per uno svariato numero di volte,
fino a formare in punto di , ( addensa mento, o di vuoto ) per poi ripartire. Si
può tranquilla mente dire che ogni pietra e manufatto, a in se a tutti i punti
di rottura, leggendole si può capire dove si romperà. In ogni mio lavoro ho
imparato qualcosa, ogni blocco, a le sue memorie, e una sua anima e,
soprattutto un passato millenario che durante la lavorazione viene fuori. C’è
una cosa molto importante da dire, sulla visualizzazione, in un blocco che non
è stato lavorato, è molto più semplice, specie se è come si stacca, in modo
naturale dalla montagna, mentre con un blocco tagliato la cosa è molto più
complicata per stabilire quali siano le linee di rotazione. Solo dopo un lungo
lavoro di scalpello si riesce a capire quale sia la dinamica di rotazione. Con l’opera Un Attimo di Sospensione, ho
avuto la visione della luce come è rappresentata, sulle raggiere degli altari
delle chiese.
Con
Simbolo di Luce, ne ho avuto la conferma, ed si è aggiunta la visione della
terra che compie la sua orbita. Uno dei simboli più ricorrenti è la piramide ed
il sistema piramidale, poi vengono le immagini come i cicloni e le nubi. La
cosa più complessa da ottenere in un lavoro è l’allineamento di tutte le linee
per ottenere l’ effetto dì crescita ed espansione degli spirali.
Ho
avuto modo di scolpire un blocco di cioccolato del peso di kg. 100, dentro
erano geometrie frattali.
Mi
sto convincendo sempre più che le linee siano il nulla assoluto, un
piccolissimo spazio tra la materia, qualunque essa sia. Mentre lavoro immerso
nelle mie visioni di quello che vedo sulla superficie della pietra, il tempo si
ferma, passano le ore, ma per me sono passati solo pochi minuti, vedere la pietra
che gira e cambia forma sotto le mie mani mi da delle sensazioni magnifiche,
far girare a mano, una piccola sfera diamantata sulla superficie, che diventa infinita con spazzi che si
perdono aldilà del blocco come se volessero trovare altri spazzi di con giunzione.
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